Scienza e tecnologia: un motore per la ripresa
La terza edizione della Relazione sulla ricerca e l'innovazione in Italia - Analisi e dati di politica della scienza e della tecnologia, realizzata dall'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Cnr-Irpps), è stata presentata oggi, 15 febbraio, presso la sede centrale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), alla presenza del ministro dell’Università e ricerca Maria Cristina Messa. Coordinatori della Relazione sono Daniele Archibugi, Emanuela Reale e Fabrizio Tuzi del CNR.
La Ministra Messa nel discorso di apertura dell’evento ha ricordato come il PNRR rappresenti un’opportunità straordinaria per rilanciare l’innovazione e la competitività del Paese: «Dobbiamo superare il preconcetto della separazione fra ricerca pubblica e privata. Dobbiamo creare spin-off, start up, proof of concept, lavoro, opportunità per i giovani. È questa è la vera sfida che abbiamo davanti». La Ministra ha ricordato come sia inoltre necessario collegare la progettualità del Paese con le missioni di Horizon, per accrescere le risorse e le performance dei ricercatori italiani nelle cooperazioni europee.
Highlights della terza edizione della Relazione sulla ricerca e l'innovazione in Italia - Analisi e dati di politica della scienza e della tecnologia
- Opportunità del PNRR; le risorse destinante alla ricerca e sviluppo previste nel PNRR ammontano a circa 17 miliardi di euro, pari a circa il 7,5% delle risorse totali. La maggior parte si concentra su ricerca applicata e sviluppo sperimentale (circa 10 miliardi), ricerca di base (4 miliardi), azioni trasversali e di supporto (1,88 miliardi) e trasferimento tecnologico (380 milioni).
- Occorre migliorare la performance dei ricercatori italiani nei Programmi Quadro europei; il nostro paese contribuisce al bilancio per la ricerca comunitaria con il 12,5%, ma i finanziamenti che ritornano sono pari a solo l’8,7%. Bisogna aumentare il tasso di successo, specie nel coordinamento delle proposte, che nel nostro paese è pari all’8,6%, mentre per Germania, Regno Unito, Francia e Paesi Bassi e Belgio si attesta tra il 14 e il 15%.
- È necessario superare la polarizzazione tra Nord e Sud del Paese.È necessario aumentare il numero di coloro che conseguono il titolo di dottore di ricerca; solo lo 0,5% della popolazione in età lavorativa in Italia ha il dottorato di ricerca, contro l’1,2 della media dell’Unione. Anche gli iscritti al dottorato sono assai meno che nella media dell’UE: lo 0,14% contro lo 0,28%., circa 10 mila studenti l’anno, con migliori prospettive, per compiere un salto nella specializzazione tecnologica e produttiva verso settori e industrie a più elevato contenuto di conoscenza. Per aumentare lo sbocco professionale dei dottori di ricerca nell’industria, è stata introdotta una nuova tipologia, il Dottorato Industriale. I primi esperimenti sembrano fornire segnali incoraggianti.
- La quota di donne è cresciuta e rappresenta più della metà dei dottori di ricerca. Si riscontra tuttavia una polarizzazione, gli uomini coprono il 60% dei posti nelle STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e le donne il 58% nelle altre materie.
- Una parte notevole dei nostri studenti svolge il dottorato all’estero. Solamente in Austria, Francia, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti ci sono più di 12 mila studenti italiani frequentanti corsi di dottorato. L’Italia ospita studenti da altri paesi in una quota pari al 15,7%, molto inferiore a Paesi Bassi (44,0%), Belgio (41,4), Regno Unito (42,5) e Francia (38,2%). Gli studenti in Italia provengono principalmente da paesi emergenti, i primi tre sono Iran, Cina e India. Molti dottori di ricerca in Italia trovano occupazione all’estero, circa il 13% dopo qualche anno, testimoniando la buona qualità della formazione ricevuta. I settori dove è più forte l’esodo sono proprio le Stem: il 32% nelle Scienze fisiche, il 27% in Scienze matematiche e informatiche, il 19% in Ingegneria industriale e dell’informazione. Non sorprende questa collocazione professionale fuori d’Italia: dopo 6 anni dal conseguimento del titolo, il reddito medio mensile è pari a 1.679 euro in Italia e 2.700 euro all’estero.
- Per quanto riguarda la spesa per R&S in rapporto al PIL, è in leggera crescita, all’1,4%. Anche l’andamento del personale addetto alla R&S (in rapporto a mille unità di forza lavoro) cresce, soprattutto grazie all’incremento del personale nelle imprese che ha raggiunto i 218 mila addetti. Per quanto riguarda la produzione scientifica, si conferma una quantità di pubblicazioni scientifiche (censite dal World of Science) significativa, quasi il 5% della quota mondiale. La produzione di brevetti continua ad essere al di sotto di paesi come Germania e Francia (4.600 brevetti italiani depositati all’Ufficio Europeo del Brevetto nel 2020, contro i 25.954 della Germania e i 10.554 della Francia).
Il documento è scaricabile al seguente link: http://www.dsu.cnr.it/relazione-ricerca-innovazione-2021/
Fonte: CNR
Paese: ITALIA
SSD: 00 - Diplomazia scientifica