Lo stato del clima e delle emissioni di gas serra
Il luglio 2023 è stato il luglio più caldo dal 1980, con un'anomalia di temperatura media mensile globale alla (rispetto al periodo pre-industriale) di 1,5°C. Questo è il primo mese in cui la soglia di 1,5°C viene raggiunta. La causa principale: l’azione dell’uomo.
L’utilizzo dei combustibili fossili (carbone, olio combustibile e gas metano) continua a crescere, e questo causa un costante aumento delle emissioni di gas serra (i gas che contribuiscono a riscaldare il pianeta Terra), che continuano ad accumularsi in atmosfera. Questo continuo accumulo causa il riscaldamento del pianeta, lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento del livello dei mari, ed un aumento della frequenza e dell’intensità di fenomeni estremi: precipitazioni intense, ondate di calore e siccità, tempeste di vento. Eventi che causano danni sempre più sostanziali agli ecosistemi e alla società, morti e danni alle infrastrutture, ed una riduzione della biodiversità. Danni che colpiscono maggiormente i Paesi più poveri, che hanno limitate risorse per adattarsi al clima che cambia e per fronteggiare gli eventi estremi, e che, tra l’altro, hanno contributo meno all’accumulo dei gas serra in atmosfera. Questo legame tra il continuo utilizzo dei combustibili fossili e i danni agli ecosistemi e alla società è schematizzato nella Fig. 1.
Figura 1. Relazioni di causa ed effetto che legano il continuo utilizzo dei combustibili fossili al cambiamento climatico, e ai suoi impatti.
Il clima continua a cambiare sempre più rapidamente
Ci sono sempre più indicazioni che il 2023 sarà uno degli anni più caldi, come mostrato dall’andamento della temperatura globale giornaliera dell'aria superficiale (°C) dal 1° gennaio 1940 al 23 luglio 2023 (vedi figura in copertina, da Copernicus Climate Change Service). Copernicus Climate Change Service il Servizio dell’Unione Europea supportato anche dall’Italia, riporta sul suo sito che:
- Il maggio 2023 è stato il secondo maggio più caldo dal 1980: 1,27°C più caldo della media mensile per maggio dal periodo pre-industriale;
- Il giugno 2023 è stato il giugno più caldo dal 1980: 1,41°C più caldo della media mensile per giugno dal periodo pre-industriale;
- Il luglio 2023 è stato il luglio più caldo dal 1980: circa 1,5°C più caldo della media mensile per luglio dal periodo pre-industriale.
A questi valori di temperature medie globali corrispondono riscaldamenti molto più intensi in alcune regioni del mondo, come in Europa o nelle regioni Polari, e temperature massime locali che superano di vari gradi quelle osservate nel passato. Se consideriamo l’Europa, ad esempio, negli ulti 40 anni la temperatura media globale è aumentata di 0,47°C ogni 10 anni, più del doppio dell’aumento della temperatura media globale di 0.2°C ogni 10 anni.
E’ l’uomo la causa principale del cambiamento climatico
Che siano principalmente le azioni umane a causare il cambiamento climatico è accettato da chiunque abbia un minimo di conoscenze, ed è riportato da decenni nei rapporti pubblicati dal 1990 da Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).
Quest’affermazione è supportata da osservazioni, esperimenti e considerazioni basate sulle leggi della fisica. E’ sostenuta dall’applicazione delle leggi della fisica ad un gas (quale l’atmosfera) il cui contenuto di gas serra continua ad aumentare. E’ confermata dal confronto tra le osservazioni della crescita della concentrazione di gas serra in atmosfera dall’era pre-industriale, la riduzione della concentrazione dell’ossigeno, e la combustione dei combustibili fossili (carbone, olio combustibile e metano) effettuata durante lo stesso periodo. E’ supportata da esperimenti numerici con modelli del sistema Terra, che mostrano che la ricostruzione del clima attuale è possibile solo se si tiene conto dell’aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera. L’affermazione è inoltre condivisa dalla grandissima maggioranza degli scienziati di tutto il mondo, tra cui moltissimi colleghi italiani dei maggiori istituti di ricerca che si occupano del clima.
Non esiste un valore ‘accettabile’ di riscaldamento climatico
Sottolineo che non esiste un livello accettabile di riscaldamento: le osservazioni e la scienza indicano chiaramente che più il sistema si scalda, più la frequenza e l’intensità degli eventi estremi aumenta, e quindi maggiori sono gli impatti negativi sugli ecosistemi e le comunità.
La scienza segnala anche che se ad oggi non abbiamo assistito a cambiamenti irreversibili, un continuo riscaldamento potrebbe indurre il loro superamento. Componenti del sistema Terra che potrebbero subire cambiamenti irreversibili sono i ghiacci dell’Artico (che potrebbero sciogliersi completamente), le correnti oceaniche dell’Atlantico (che potrebbero cambiare intensità e corso), e la foresta dell’Amazzonia (che potrebbe trasformarsi da pozzo a sorgente di gas serra). Se uno di questi componenti del sistema Terra subisse cambiamenti irreversibili, causerebbe modifiche ancora più radicali di osservate fino ad oggi del clima della Terra.
La scienza manda questo tipo di messaggi da decenni. Dal 1990, i rapporti pubblicati da IPCC hanno informato i politici, gli amministratori delegati, e in generale chi è in posizioni di potere. Hanno segnalato che occorre ridurre le emissioni di gas serra al più presto, e che i combustibili fossili (carbone, olio combustibile e gas metano) devono rimanere sotto terra.
A che punto siamo con la riduzione delle emissioni di gas serra?
L’Unione Europea ha adottato come obiettivo per il 2030 una riduzione delle emissioni del 55% rispetto al valore del 1990 (‘Fit-for-55’). Per l’Italia, tale obiettivo equivale a diminuire le emissioni da 0,5 Gt CO2-eq nel 1990, a 0,225 Gt CO2-eq nel 2030. La Fig. 2 mostra le emissioni di gas serra dal 1990 al 2021 dei quattro principali Paesi dell’Europa, Francia, Germania, Italia e Regno Unito, e la media dell’Unione Europea (che in questi dati che coprono il periodo 1990-2021 include ancora il Regno Unito), espresse in valori percentuali rispetto al 1990 (dati da Our World in Data, che riporta le emissioni di gas serra di tutti i Paesi del mondo fino al 2021). Quindi, sul grafico di Fig. 2 l’obiettivo ‘Fit-for-55’ equivale a raggiungere, entro il 2030, il 45%. Notare come tutti i Paesi mostrano una diminuzione delle emissioni nel 2020, causa Covid.
La Fig. 2 mostra le emissioni di gas serra dal 1990 al 2021 dei quattro principali Paesi dell’Europa, Francia, Germania, Italia e Regno Unito, e dell’Unione Europea (che include ancora il Regno Unito), espresse in valori percentuali rispetto al 1990. Quindi, sul grafico di Fig. 2 l’obiettivo ‘Fit-for-55’ equivale a raggiungere, entro il 2030, il 45% (i dati delle emissioni di gas serra vengono da Our World in Data).
Se guardiamo il valore raggiunto del 2021 in Fig. 2, vediamo che (partendo dal valore più basso):
- 53% è il valore raggiunto dal Regno Unito;
- 61% è il valore raggiunto dalla Germania;
- 68% è il valore medio raggiunto dai 28 Paesi dell’UE (i dati 1990-2021 includono ancora il Regno Unito);
- 75% è il valore raggiunto da Francia e Italia.
Questi numeri indicano che, a parte il Regno Unito e la Germania, gli altri Paesi sono ancora lontani dal raggiungere l’obiettivo di 45%.
Se guardiamo più in dettaglio i valori dell’Italia (linea nera), le emissioni crescono dal 1990 fino al 2004, anno in cui hanno raggiunto il 110% del valore del 1990 (ovvero circa 0,55 Gt CO2-eq), per poi scendere fino al 75% del valore nel 2021 (ovvero a circa 0,37 Gt CO2-eq). Il confronto tra le emissioni nel 1990 e nel 2021 indicano che in 32 anni l’Italia ha ridotto le emissioni del 25%, in media quindi di circa l’1% l’anno. Se invece confrontiamo le emissioni dal picco del 2005 al 2021, troviamo che in questi 17 anni, in media, l’Italia ha ridotto le emissioni del 2,5% l’anno. (Notare che, in Italia, nel 2020 le emissioni sono scese causa Covid del 8.5%, per poi risalire nel 2021 del 7%.)
Per raggiungere una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030, l’Italia deve ridurre le emissioni globali di gas serra dal 2022 al 2030 in media del 5,5% l’anno. Notare come questo valore sia più del doppio della riduzione media osservata tra il 2005 ed il 2021 (5,5% invece di 2,5%), ad indicazione del fatto che occorre accelerare da decarbonizzazione si vuole raggiungere tale obiettivo.
Consideriamo ora l’obiettivo discusso nelle riunioni della Conference of the Parties (COP) di raggiungere zero-emissioni nette di gas serra entro il 2050. Supponiamo che l’Italia rispetti gli obbiettivi dell’UE ‘Fit-for-55’, e riesca a ridurre le emissioni tra il 2022 ed il 2030 del 5,5% l’anno. Una continua riduzione annuale media del 5,5% tra il 2031 ed il 2050 porterebbe l’Italia ad emettere nel 2050 il 14% delle emissioni del 1990 (0,07 Gt CO2-eq invece che 0,5). Una riduzione annuale media più sostanziale del 7% l’anno porterebbe l’Italia ad emettere nel 2050 il 10% delle emissioni del 1990 (0,05 invece che 0,5 Gt CO2-eq).
La temperatura della Tera sale e le emissioni di gas serra non scendono come dovrebbero
Concludo ricordando qualche numero indicativo dello stato del clima e delle emissioni di gas serra che causano il cambiamento climatico:
- 1.5°C: il riscaldamento medio globale (rispetto al periodo pre-industriale, 1850-1900) mensile causato dalle emissioni di gas serra, raggiunto nel luglio 2023;
- 0.74°C e 1.2°C: il riscaldamento medio globale a livello medio annuale (e non settimanale), rispettivamente, nel 1990 e nel 2022;
- 0.2°C e 0.47°C: il riscaldamento medio, rispettivamente, del globo e dell’Europa (piu' del doppio del valore globale), osservato ogni 10 anni dal 1980 al 2021;
- 424 ppm: il livello di concentrazione di CO2 raggiunto nel luglio 2023, mai osservato sulla Terra negli ultimi 2,5 milioni di anni; nel 1990 era 354 ppm;
- 54 Gt CO2-eq: le emissioni totali globali nel 2021, che sono tornate a crescere dopo l’impatto della pandemia Covid nel 2020; nel 1990 erano 38 Gt CO2-eq;
- 0.37 Gt CO2-eq: le emissioni totali dell’Italia nel 2021; nel 1990 erano 0.50 Gt CO2-eq (una riduzione del 25% rispetto al 1990);
- 5,5%: la percentuale media annuale di riduzione delle emissioni che l’Italia deve raggiungere tra il 2022-2030 e tra il 2031-2050 se vuole raggiungere l’obiettivo UE di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 (rispetto al livello del 1990).
Le continue emissioni di gas serra ed il loro continuo accumulo in atmosfera, causano il riscaldamento del pianeta, lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento del livello dei mari, ed un aumento della frequenza e dell’intensità di fenomeni estremi: precipitazioni intense, ondate di calore e siccità, tempeste di vento. Eventi che causano danni sempre più sostanziali agli ecosistemi e alla società, morti e danni alle infrastrutture, ed una riduzione della biodiversità. Danni che colpiscono maggiormente i Paesi più poveri, che hanno limitate risorse per adattarsi al clima che cambia e per fronteggiare gli eventi estremi, e che, tra l’altro, hanno contributo meno all’accumulo dei gas serra in atmosfera.
Occorre agire e ridurre le emissioni di gas serra al più presto, trasformando tutte le attività umane, raggiungendo zero emissioni nette di gas serra al più presto, e lasciando i combustili fossili sotto terra.
L’unico modo per limitare il riscaldamento futuro è di ridurre immediatamente e sostanzialmente le emissioni dei gas serra in atmosfera. Ad oggi metodi alternativi alla riduzione delle emissioni come l’assorbimento e l’immagazzinamento dei gas serra (‘Carbon Capture and Storage’, CCS) si sono dimostrati capaci di assorbire solo una percentuale delle emissioni su cui agiscono. Stime attuali dicono che in un futuro, nella migliore delle ipotesi potranno assorbire tra il 5% ed il 15% delle emissioni globali. Si stima che anche i sistemi naturali di assorbimento di gas serra (‘Natural Based Solutions’, NBS), ad esempio legati alla re-forestazione, potranno contribuire ad un assorbimento di circa il 5% delle emissioni globali. Queste stime indicano che anche nelle ipotesi più ottimiste, occorre ridurre sicuramente di almeno l’80% le emissioni attuali se si vuole raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette.
[L'immagine in copertina mostra la temperatura globale giornaliera dell'aria superficiale (°C) dal 1° gennaio 1940 al 23 luglio 2023, tracciata come serie temporale per ogni anno. 2023 e 2016 sono mostrati con linee spesse ombreggiate rispettivamente in rosso vivo e rosso scuro. Altri anni sono rappresentati con linee sottili e sfumate secondo il decennio, dal blu (anni '40) al rosso mattone (anni '20). La linea tratteggiata e la busta grigia rappresentano la soglia di 1,5°C al di sopra del livello preindustriale (1850-1900) e la sua incertezza. Dati: ERA5. Credito: C3S/ECMWF.]
Links:
- Copernicus Climate Change Service (C3S)
- European Centre for Medium-Range Weather Service (ECMWF)
- European Union Fit for 55 policy
- Copernicus Service European State of the Climate 2022, Rapporto completo
- Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)
- Mauna Loa Global Monitoring Laboratory
- Our World in Data
- Our World in Data greenhouse gas emissions
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Roberto Buizza (Addetto Scientifico, Ambasciata d’Italia a Londra) – 2 agosto 2023
Fonte:
Paese: ITALIA, Regno Unito, Germania, Francia
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